Prima di prendere una decisione relativa a qualsiasi investimento, è consigliabile valutare se la società sarà in grado di finanziare questo investimento o meno grazie al calcolo della capacità di autofinanziamento o del CAFCAF. Questa capacità fa naturalmente parte di tutte le risorse interne che l'azienda genera nel corso della sua attività. Naturalmente, è questa capacità che permette all'azienda di garantire il proprio finanziamento.
La capacità di autofinanziamento: di cosa stiamo parlando esattamente?
Generalmente, la capacità di autofinanziamento è un indicatore chiave che differisce dal risultato ottenuto alla fine dei conti. In concreto, il CAF mira soprattutto a calcolare le eccedenze di cassa derivanti dall'attività dell'azienda. In questo modo, questa eccedenza può essere utilizzata per rimborsare i debiti, per pagare i dividendi ai soci e ai collaboratori e per investire in nuove immobilizzazioni. D'altra parte, il CAF, è un indicatore che la banca studierà in caso di richiesta di credito. Per gli investitori, questo indicatore è un fattore determinante anche in caso di raccolta di fondi. A differenza del flusso di cassa o flusso di cassa che corrisponde a un flusso effettivo, il CAF è un flusso potenziale. Non tiene conto dell'intervallo di tempo che intercorre tra il ricevimento e l'erogazione dei fondi.
Suggerimenti per il calcolo del rendiconto finanziario di un'azienda
Per il calcolo del cash flow, le spese di cassa devono essere detratte dalle entrate di cassa, ovvero CIF = entrate di cassa + spese di cassa. Poi, per arrivare allo stesso risultato, ci sono due metodi di calcolo che possono essere effettuati utilizzando i due elementi del conto economico, ovvero l'utile netto e l'EBITDA lordo dell'eccedenza da esportazione:
Se si tiene conto dell'utile netto, la formula è la seguente: CIF = Utile d'esercizio + spese calcolate - ricavi calcolati + valore contabile delle attività cedute (conto 675) - ricavi dalla vendita di attività cedute (conto 775); se si utilizza l'EBITDA o il metodo sottrattivo, la formula è la seguente: CIF = Risultato lordo di gestione + ricavi da ricevere - spese da pagare. Per una maggiore precisione, l'EBITDA corrisponde alla risorsa operativa generata dall'impresa.
Negativo cif: cosa fare?
Se il risultato ottenuto è negativo, si può dire che l'impresa ha difficoltà a coprire il suo ciclo operativo. Di conseguenza, per garantirne il buon funzionamento, non ha altra scelta che ricorrere a risorse finanziarie esterne. Per porvi rimedio è quindi necessario agire sulle due variabili che compongono il flusso di cassa dell'azienda: aumentare i ricavi che possono essere percepiti o, più precisamente, migliorare il fatturato e, se possibile, minimizzare i costi che possono essere erogati controllando correttamente la struttura dei costi. A questo proposito, si raccomanda vivamente di ridurre i costi fissi e il costo del debito dell'azienda.
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